Perdono è una parola magica e potente. Se ne parla in tutte le culture e in tutte le religioni come via di salvezza. Si sono scritti libri sul perdono e ci sono scuole di pensiero e tecniche di trasformazione basate sul perdono: addirittura è conosciuto il potere del perdono nel facilitare la realizzazione dei propri obiettivi. Per il cristianesimo poi il perdono è anche la remissione dei peccati, l’assoluzione delle colpe che Dio accorda quando il peccatore è pentito.
Tutto bello, tutto meraviglioso, ma è proprio tutto così? O ci sono livelli diversi di perdono e quindi anche diverse conseguenze psicologiche, energetiche, relazionali e fisiche?
Per avere una risposta corretta a questa domanda occorre comprendere quale delle coscienze “inferiori” che appartengono all’essere umano è coinvolta nel processo del perdono. Sì, perché il suo risultato dipende esclusivamente dal piano di coscienza coinvolto: il Sé istintivo, l’Io, o il Sé mentale.
Nei miei corsi si parla ovviamente anche dei genitori, perché, volenti o nolenti e seppure inconsapevolmente, sono coloro che hanno generato tutte le convinzioni positive o limitanti e i comportamenti reattivi e abitudinari, costruttivi o distruttivi, che oggi manifestiamo nel nostro quotidiano e che hanno attirato e attirano la realtà che viviamo. La cosa più frequente che capita nei miei corsi, quando qualcuno si presenta con un qualche problema che non riesce a risolvere, è la seguente: alla domanda se ha avuto o ha qualche problema col papà o con la mamma, in base al problema evidenziato, la sua risposta è “sì, ma adesso l’ho perdonata/o”. Allora lo chiamo fuori e al test muscolare sul perdono risulta immancabilmente che il Sé istintivo ha ancora dentro indifferenza, rabbia o rancore verso il genitore in questione. Faccio l’esempio dei genitori perché rappresentano le figure più importanti, ma il ragionamento è identico se ci riferissimo al partner che ci ha abbandonato, all’amico che ci ha tradito, al collega che ci ha fatto uno sgarbo, al capufficio che ci ha umiliato.
Ci sono persone che riconoscono di non avere perdonato, e quella è una buona base di partenza per un perdono profondo e reale. Quando invece si è convinti di aver perdonato, spesso è più difficile perché si manifesta un conflitto tra Sé istintivo e Sé mentale.
Se abbiamo una cultura cattolica o se seguiamo una via spirituale o anche solo di crescita personale, è molto facile che abbiamo perdonato con il Sé mentale, e a volte anche con l’Io, quindi con il cuore. Per paura dell’inferno, o solo per seguire i dettami di una fede, o ancora perché si è compreso che i genitori hanno fatto del loro meglio e non ci hanno fatto mancare nulla, l’Io perdona e a volte si sperimenta anche una certa dolcezza a livello del cuore. Ma quel perdono non è detto che arrivi al Sé istintivo.
Se andiamo a prendere le varie definizioni utilizzate da psicologi e filosofi, troviamo che in estrema sintesi il perdono è la trasformazione delle emozioni negative di rabbia, rifiuto, ostilità, rancore, indifferenza verso chi ci ha fatto un torto o un’ingiustizia, con sentimenti positivi come empatia, benevolenza, amore disinteressato.
In tutte le definizioni troviamo che ciò che cambia con il perdono sono le emozioni e, come sappiamo, le emozioni sono solo del Sé istintivo. Sono importanti queste parole perché col perdono avviene una trasformazione delle emozioni, non una repressione, più o meno conscia, delle emozioni negative. Se il perdono arriva dal Sé mentale e anche solo dall’Io, le istanze del Sé istintivo non vengono ascoltate e accolte. Le sue emozioni vengono messe, più o meno inconsciamente, a tacere e crediamo di avere perdonato. Ma la realtà intorno a noi non cambia. Perché?
Perché chi fa accadere le cose, con la sua energia e le sue emozioni è il Sé istintivo e se lui non ha cambiato emozioni verso quel soggetto e quella situazione, le sue emozioni continueranno ancora a remarci contro e ciò che desideriamo non accadrà.
C’è di più. Per il Sé istintivo la parola perdono non esiste neppure. Lui non vive di concetti, pensieri e parole, lui vive solo di emozioni: o odia, o è indifferente, o ama. Ovviamente con una scala continua che può assumere tutti i valori intermedi.
Per il Sé istintivo la trasformazione delle emozioni avviene dopo che l’Io ha accolto tutto il suo sentire verso la situazione o la persona che lo hanno ferito e dopo che, ancora l’Io, lo ha rieducato per raggiungere la maturità emotiva.
Nel corso avanzato IWAY si dà grande spazio proprio alla trasformazione delle emozioni del Sé istintivo con le varie tecniche, dal Change al Release.
Quando chi perdona è il Sé mentale, c’è un altro grande rischio che si corre. Nel linguaggio comune il perdono può anche essere visto come un atto di presunzione: io, che sono bravo e sono una persona spirituale, perdono te che sei stato cattivo. E magari sono anche convinto che sarai punito da Dio o dall’Universo.
Quello appena esposto non è un rischio da poco, anche se ovviamente il Sé mentale non ammetterà mai un simile pensiero. Ma l’Io osservatore dovrebbe stare molto attento a percepire in profondità cosa si cela dietro al perdono.
Da un punto di vista più elevato e spirituale poi, potremmo addirittura superare completamente la parola perdono. Perché? Semplicemente perché una persona che segue un percorso spirituale sa che il caso non esiste. Una persona realmente spirituale sa che ogni esperienza vissuta è stata chiamata dalla propria anima per apprendere una lezione, quindi coloro che ci fanno vivere esperienze più o meno dolorose, sono state “chiamate” a livello animico per farci vedere qualcosa che ancora dovevamo risolvere. Molto probabilmente senza quell’esperienza e quella persona la nostra lezione da apprendere o, in certi casi, la nostra ferita da guarire, sarebbe rimasta ancora in sospeso. Una persona spirituale allora non perdonerà colui che lo ha ferito, ma lo ringrazierà per essersi assunto l’onere di portarle quel messaggio.
Mi rendo conto che per molti non è facile ringraziare chi ha fatto loro del male, ciascuno di noi è libero di seguire il proprio percorso di crescita con i propri tempi, ed è giusto così. Solo ricordiamo che se vogliamo che il nostro perdono sia vero, se vogliamo disporre di tutta l’energia necessaria per vivere nel benessere, l’unico modo è trasformare le emozioni del Sè istintivo e non lo possiamo fare se ci limitiamo a perdonare con l’Io e il Sè mentale.
Non dimentichiamo, infine, l’importanza di perdonare noi stessi. Spesso la rabbia che proviamo verso altri e la facilità con cui ci lasciamo ferire da certi comportamenti, dipende da una mancata accettazione di noi stessi.
Per il bambino è normale colpevolizzare sé stesso per il mancato amore dei genitori. Loro non possono essere cattivi e quindi se non mi danno amore è perché sono stato cattivo. Questo pensiero è particolarmente subdolo e spesso lascia dentro un giudizio colpevolizzante che ci fa sentire inadeguati e non meritevoli di amore.
Chi si sente inadeguato e non meritevole di amore è ancora una volta il Sé istintivo e questi pensieri sono il più grande ostacolo a una vita di gioia e benessere. Con il test muscolare è possibile valutare se ancora ci sono in noi queste emozioni negative e nel caso l’Io, prima di pensare di perdonare gli altri, dovrebbe prendersi cura di tutte le coscienze che sono dentro di noi e che chiedono solo di essere viste, accettate e amate.