diritti-animaliGli animali sanno amare più degli esseri umani?

Un recente post su Facebook ha scatenato diverse reazioni e mi sembra giusto fare il punto della situazione e chiarire con discernimento di cosa stiamo trattando.

Ma partiamo dal mio post e poi proveremo a ragionare insieme sui commenti dei lettori e, già che ci siamo, a valutare con discernimento il rapporto tra l’essere umano e gli animali come cibo, strumenti di lavoro, compagni di vita, o appagamento di un bisogno.

Ecco il mio post “Conosco tante persone che, come me, amano gli animali ed è una bellissima cosa. Però per alcuni di loro quell’amore è una fuga dal rapporto con un altro essere umano.
Molti di loro arrivano a sostenere che l’amore degli animali è un amore incondizionato. Non è così. Non è affatto così. L’animale non sa cosa sia l’amore incondizionato. Certo, il loro amore verso chi dà loro cibo e affetto può essere molto grande ed è un amore pulito e non corrotto dal pensiero, ma provate a non dare più cibo e a trattarli con crudeltà e scoprirete quanto sanno vendicarsi anche gli animali.
Il buon senso, il raziocinio, il discernimento dovrebbero essere sempre il nostro faro, anziché seppellirli sotto il bisogno d’amore”

 I commenti sono stati vari, alcuni basati forse su un’insufficiente conoscenza del mondo animale affermano che gli animali sanno amare sempre e in ogni caso, altri sostengono che solo gli animali sanno provare l’amore incondizionato perché non conoscono la crudeltà e la malvagità, altri preferiscono gli animali perché una buona parte degli esseri umani fa ribrezzo, altri ancora sostengono che gli animali sono la più alta espressione del divino.

Partiamo con ordine e incominciamo a capire cosa è un animale, poi affronteremo i temi sollevati nei vari commenti e infine tratteremo più ampiamente del rapporto tra l’essere umano e gli animali.

Un animale, parliamo in questo caso dei mammiferi, sono il livello più elevato della coscienza sul piano della manifestazione terrestre. A sua volta nel regno animale sono evidenti livelli diversi di sviluppo della coscienza, fino ad arrivare al mammifero umano che ha raggiunto finora il più alto livello conoscibile.

Per non creare confusione, ricordiamo che coscienza non vuol dire amore. Quando parliamo di coscienza parliamo della coscienza insita nella vita stessa. Sappiamo che anche una singola cellula, un essere unicellulare, è intelligente, pur se la sua coscienza è estremamente limitata e può impiegare milioni di anni per reagire agli stimoli esterni. Negli animali quella coscienza si è sviluppata nelle sue tre componenti fondamentali: Il Sé fisico, la coscienza che si occupa esclusivamente del corpo fisico e della sua sopravvivenza, il Sé istintivo, la coscienza emozionale che contribuisce alla sopravvivenza attraverso le emozioni e, tramite queste, al rapporto con gli altri esseri, il Sé mentale, che si è sviluppato soprattutto nel mammifero umano, anche se è presente in forma estremamente limitata in tutti i mammiferi, che contribuisce alla sopravvivenza attraverso il pensiero logico e l’espressione massima dell’individualizzazione, al contrario del Sé istintivo che invece ha come obiettivo la socializzazione.

Gli altri mammiferi, ad esclusione quindi dell’essere umano, hanno una prevalenza del Sé istintivo che agisce attraverso le emozioni. In particolare i mammiferi che vivono in branco, come i canidi, hanno particolarmente sviluppato il senso di appartenenza al branco e di sottomissione all’animale alfa che, nel caso del cane domestico, è rappresentato dall’uomo.

Chi studia il comportamento degli animali, gli etologi, sanno perfettamente quanto sanno amare gli animali, tutti gli animali, e allo stesso tempo quanto alcuni di essi sanno essere violenti e crudeli, ad esempio quando uccidono o divorano i cuccioli. Il cannibalismo è presente in moltissime specie e non sono affatto esclusi i cani e i gatti. La mamma gatta può divorare alcuni cuccioli quando sente di non riuscire a nutrirli tutti, i cani maschi possono uccidere i cuccioli solo per eliminare dei rivali e così via. Penso che tutti abbiamo letto o visto nei telegiornali di cani che hanno azzannato e anche ucciso dei bambini. Questo non vuol dire che i cani sono cattivi, solo che tutti gli animali sono dominati dalle emozioni e istintivamente, in determinate situazioni emotive, possono anche commettere atti crudeli come l’uccisione del loro padrone.

Qualcuno potrebbe sostenere che gli esseri umani possono essere più crudeli degli animali. Certo che si. Quando la coscienza dell’Io osservatore dorme, l’essere umano è dominato dal Sè istintivo e dal Sè mentale come tutti gli altri animali ed avendo un Sè mentale più forte potrebbe pensare ad esprimere la propria cattiveria in modo più sottile di quanto può fare l’animale che è dominato solo dal Sè istintivo.

C’è da stupirsi della crudeltà degli animali? No, sarebbe sciocco stupirsi perchè tutti gli animali sono guidati dal proprio istinto, il Sé istintivo, e per loro è assolutamente normale che sia così. Sanno anche amare, ma ben altro è l’amore incondizionato.

Poco fa ero al telefono con Marta, mia figlia, e si parlava dell’articolo che state leggendo. Marta mi ha fatto notare che a volte nei miei scritti do per scontate alcune cose e in effetti mi rendo conto che non per tutti può essere chiaro cosa sia l’amore incondizionato. L’amore incondizionato non è appannaggio delle coscienze inferiori del Sé fisico, del Sé istintivo o del Sé mentale, quindi di nessun mammifero, perché è un sentimento che non fa parte del mondo animale. Tutti gli animali sanno amare, ma come per la gran parte dell’amore dell’essere umano, il loro amore è condizionato dall’oggetto del loro amore. Ho letto di cani che si sono lasciati morire sulla tomba del loro padrone, ma questo non è amore incondizionato. È una forma  grandissima di amore, che, tra parentesi, molti di noi dovrebbero apprendere, ma è un amore legato a qualcuno o qualcosa. È un legame, per quanto bellissimo, ma pur sempre un legame affettivo. Cos’è l’amore incondizionato? Semplicissimo per chi l’ha provato almeno una volta. È puro amore senza un oggetto verso cui riversarsi. Nel momento in cui si parla di amore per qualcuno o qualcosa (anche se si tratta di un figlio) quello non è amore incondizionato. Se vogliamo usare una metafora per spiegare l’amore incondizionato possiamo pensare al sole che dà la sua luce e il suo calore a tutti indistintamente, senza curarsi dell’uno o dell’altro. Nel campo dell’essere umano sono forme di amore incondizionato quei martiri che nei campi di sterminio hanno offerto la loro vita in cambio di quella di persone che non conoscevano. Quando percepite l’amore incondizionato, sentite una vibrazione che parte dal cuore e si espande senza che il vostro pensiero o la vostra attenzione sia rivolta ad alcunché.

L’amore incondizionato è una funzione della coscienza superiore che è presente sul piano materiale sono nell’essere umano e che possiamo (o forse dobbiamo?) sviluppare educando e integrando tutte le coscienze inferiori del mammifero umano. Ma di questo parleremo in un’altra occasione.

Quindi l’amore degli animali può essere molto grande, ma è sempre legato al suo gruppo famigliare e a volte può anche essere una forma di sottomissione. Gli animali non sanno cosa voglia dire amare uno sconosciuto o amare la vita o amare un loro predatore, questo significa che il loro non è amore incondizionato.

Quindi abbiamo appurato che gli animali non sono la più alta espressione del divino, in quando fanno parte della manifestazione con il loro livello di coscienza che è decisamente inferiore a quello del mammifero umano, che non vivono di solo amore, ma di emozioni, come tutti i mammiferi, compreso l’essere umano, e non sanno cosa sia l’amore incondizionato.

Come anticipato all’inizio dell’articolo, avendo esposto il mio pensiero sull’amore degli animali e sul loro posto nella manifestazione, vorrei cogliere l’occasione per affrontare con un poco di discernimento anche il rapporto tra l’essere umano e gli animali come cibo, strumenti di lavoro, compagni di vita, o appagamento di un bisogno.

Non sono vegano, e neppure strettamente vegetariano perché non amo le etichette e, soprattutto, le divisioni, ma ritengo sia importante riflettere su come vengono trattati gli animali che poi troviamo nel nostro piatto. Qualsiasi mammifero ha una propria coscienza, ha soprattutto un Sé istintivo particolarmente sviluppato e un Sé mentale appena abbozzato. Questo significa che ha gli stessi bisogni e percepisce le stesse emozioni di noi umani. Ad esempio una mucca sente istintivamente il bisogno di muoversi, di vivere libera, di rotolarsi nel prato, di procreare e poter allattare e accudire i suoi cuccioli. Ciò che provano le mucche negli allevamenti, dove passano tutta la vita immobili in uno spazio strettissimo, spesso con le mammelle attaccate alla mungitrice, senza poter esprimere e vivere i loro bisogni, è esattamente uguale a quello che proverebbe ciascuno di noi nelle stesse condizioni. Non è che perché è un animale non prova nulla, anzi, la sua sofferenza emotiva è enorme. Quando compriamo la carne al supermercato, dovremmo esserne consapevoli e poi discernere e valutare cosa mangiare. Non sono contro chi mangia carne, solo mi spiace quando la coscienza dell’essere umano dorme e si vive nell’inconsapevolezza e nell’abitudine.

C’è poi chi mangia regolarmente carne di vitello o di maiale e si stupisce quando viene a sapere che in Cina mangiano i cani. Ancora una volta sono queste reazioni che ci dicono quanto siamo svegli o quanto viviamo dominati dalle nostre coscienze inferiori. Forse che un cane vale più di un vitello? Forse che un cane sa amare più di un cavallo? Forse che un cane è più sensibile di un maiale. Basterebbe informarsi un poco per scoprire, ad esempio, che i maiali sono tra gli animali più sensibili e sanno amare quanto o forse più di un cane. L’alimentazione è solo un fatto culturale e ciò significa che un certo comportamento alimentare è entrato nelle abitudini di un popolo. Quando si parla di cultura e di abitudini si parla solo delle coscienze inferiori del Sé istintivo e del Sé mentale. Sono loro che acquisiscono le convenzioni, le regole sociali, le abitudini del paese dove si vive. Ancora una volta quindi è una questione di consapevolezza, di coscienza dell’Io osservatore, la coscienza più elevata nell’essere umano, che dovrebbe discernere e comprendere ed accettare le abitudini di altri popoli così come noi riteniamo giuste e normali le nostre.

Lo stesso discorso fatto per gli animali come cibo vale anche quando sono utilizzati come strumento di lavoro o di svago. È bello passare del tempo a cavallo, ma poi gli permettiamo di correre libero in un prato insieme al suo branco o non ci interessa nulla se passa la gran parte della giornata chiuso in una stalla? Consapevolezza. Queste riflessioni ci indicano quanto siamo “svegli”, quanto sappiamo davvero amare, o quanto viviamo nel sonno della coscienza. Amo la libertà, ciascuno è libero di scegliere la vita che vuole, ma mi prendo la libertà di esprimere il mio pensiero per chi vorrà accoglierlo.

L’ultimo momento di riflessione riguarda invece l’animale come oggetto di amore e come appagamento del bisogno di essere amati. Lo so che molti hanno sofferto per mancanza di amore, maltrattamenti, abbandoni, ingiustizie subite. Molte persone, soprattutto le donne che sentono maggiormente le emozioni del Sé istintivo, hanno scelto di chiudere i rapporti affettivi verso l’altro sesso e hanno compensato il loro bisogno di ricevere amore con animali domestici. È un diritto sacrosanto e nessuno può permettersi di giudicare. Ancora una volta però ritengo importante riflettere sul fatto che ciò che ci fa paura, magari senza esserne neppure consapevoli, rappresenta la lezione che l’anima ci chiede di vivere. Lo so che può essere molto difficile, lo so che molti affermano di non avere più bisogno di un rapporto con l’altro sesso, che si sta benissimo da soli. Se è così, alleluia, ma molti hanno così paura di ciò che ha provocato dolore da non riuscire più a percepire il bisogno profondo, soffocato dal pesante masso della razionalità.

Ciascuno è libero di fare le proprie scelte, ciascuno è libero di rispettare i suoi tempi, ma, soprattutto quando si segue un percorso spirituale, sarebbe opportuno lasciare aperto uno spiraglio, provare ad ascoltarsi profondamente e a prendersi cura delle proprie ferite emozionali. Nulla può sostituire la gioia che può darci un Sé istintivo maturo ed appagato e solo quando abbiamo recuperato in quel modo tutto il suo potenziale energetico, possiamo aspirare a raggiungere le vette più alte

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