ACCETTARSI O CAMBIARE?

Antonio Origgi - festa IWAY
Antonio Origgi – festa IWAY

Lo dicono in tanti: è importantissimo accettarsi, anzi è fondamentale accettarsi così come si è. Ma come? Così come sono non mi piaccio! Io voglio cambiare per essere migliore e vivere felice.

Quando vogliamo cambiare, la non accettazione può riguardare l’aspetto fisico e/o l’aspetto psicologico. Ci sono poi livelli diversi di non accettazione del proprio corpo. Ci sono persone che non accettano parti del proprio corpo semplicemente perché non rispondono al modello ideale di bellezza in voga oggi. Già, perché se ci pensiamo bene, negli anni passati sono cambiati parecchio gli stereotipi della bellezza, soprattutto femminile. E qua si aprirebbe un capitolo a parte sul perché lo stereotipo di bellezza riguarda soprattutto, benché non esclusivamente, il corpo della donna, ma ne parleremo in un’altra occasione. Il vero problema è dobbiamo davvero accettarci per come siamo? e come si fa?

Dicevamo che ci sono diversi livelli di non accettazione del proprio corpo, perché è ben diverso non accettare una parte del proprio corpo per un semplice motivo estetico, piuttosto che non accettare un aspetto del proprio corpo che procura problemi, magari anche seri, di salute o nei rapporti sociali.

Ci sono poi altri aspetti che fanno parte della sfera psicologica che molto spesso non vengono accettati. Non si accetta chi è troppo timido, o chi è troppo aggressivo, non si accetta chi non riesce a stabilire rapporti di coppia maturi e chi non riesce a mantenere le amicizie. Non si accetta chi ha forti sensi di colpa e chi non riesce a controllare i propri impulsi. Non si accetta chi non riesce ad esprimere le proprie emozioni e chi è costantemente in preda alle emozioni. Non si accetta chi pensa troppo, o si ritiene troppo razionale e non si accetta chi è troppo impulsivo.

Tutte queste forme di non accettazione portano al business del cambiamento. Se ci pensate bene, oggi è forse uno dei business più ricchi nell’ambito della benessere e della cura della persona. È una legge dell’economia: quando c’è una forte domanda si sviluppa una grade offerta di beni e servizi, di corsi e seminari, di libri e di tecniche.

Da cosa dipende la non accettazione di ciò che siamo? Chi non accetta qualche parte di noi? Diciamo: “io non accetto la mia timidezza”, ma se fossimo ‘svegli’ parleremmo diversamente e saremmo consapevoli delle varie dinamiche dentro di noi. Sono proprio io che non accetto la timidezza?

Ricordiamo che nell’essere umano coesistono 3 +1 coscienze distinte, che possono anche operare in modo indipendente l’una dall’altra: il Sé fisico, che gestisce il corpo, che ha come obiettivo la sopravvivenza e che vive di bisogni elementari come il nutrirsi, il dormire, l’accoppiarsi. Abbiamo poi il Sé istintivo che ha come obiettivo la socializzazione e la attua attraverso le emozioni. L’ultima coscienza che appartiene a tutti i mammiferi è il Sé mentale, che ha come obiettivo l’individualizzazione (io voglio) e opera attraverso il pensiero. La quarta coscienza, che nessun altro mammifero possiede è l’Io, l’osservatore, la nostra vera coscienza, quella che potremmo chiamare Anima incarnata, inconsapevole della sua realtà. Come ho scritto ne: Le 3 Menti Inconsce – la Chiave per Guarire la Tua Vita, l’Io dorme per la gran parte del tempo (95-99%) e noi siamo completamente identificati con le altre coscienze, soprattutto col Sé mentale, dimenticando, o spesso addirittura ignorando, che siamo ben altro che un mammifero altamente evoluto. A causa di questa identificazione diciamo “io sono timido”, senza renderci conto che l’Io, spesso, non è minimamente coinvolto in queste dinamiche.

Ora, tornando alla nostra domanda su chi non accetta parti di noi, la risposta è diversificata. Se la non accettazione riguarda il corpo, chi non accetta è il Sé mentale, spesso supportato dal Sé istintivo che può arrivare ad odiare una parte del corpo. Se invece la non accettazione riguarda aspetti psicologici ed emotivi, allora chi non accetta è solo il sé mentale che non accetta i limiti del sé istintivo. In tutto questo il nostro vero Io è vittima. A volte si sveglia e ci dispiace di non amarci, a volte è così debole da convincersi che davvero non ci sopportiamo.

L’ho spiegato molto bene in tutti i miei libri, non siamo un’automobile dove è possibile cambiare un qualsiasi pezzo per riportare il mezzo al suo funzionamento ottimale. L’essere umano è un insieme di coscienze e una coscienza per cambiare qualcosa di sé, deve esserne convinta, deve accettare e volere il cambiamento. Soprattutto perché, come insegno nei miei corsi, se è vero che coscienza inferiore è dominata da coscienza superiore (ad esempio la razionalità spesso tiene a bada e blocca le emozioni), quando due coscienze sono in conflitto la coscienza inferiore vince sempre sulla coscienza superiore (il desiderio, l’emozione, il bisogno, che appartengono al Sé istintivo, quando esplodono vincono sempre contro la volontà del Sé mentale, come nel caso di tutte le dipendenze o delle reazioni incontrollate).

Se dunque vogliamo cambiare qualcosa di noi, la coscienza a cui si richiede di cambiare sarà disposta a farlo solo se si sentirà, accettata, accolta, compresa e amata. Solo a quelle condizioni sarà disposta a cambiare, proprio perché non è una macchina. Se odio la mia timidezza, il Sé istintivo (la coscienza che vive di emozioni e quindi che detiene la timidezza) si sentirà odiato da noi (dal Sé mentale e, forse, anche dall’Io) e vedendoci come nemici ostacolerà in tutti i modi i nostri tentativi di farlo cambiare.

Ma c’è un motivo ancora più importante. Se l’Io è un’emanazione dell’Anima, se siamo esseri spirituali incarnati, allora ciò che siamo rappresenta l’insieme delle opportunità e delle difficoltà che l’Anima desidera sperimentare su questo piano terreno. Se siamo timidi significa che l’Anima desidera sperimentare e conoscere tutte le emozioni che hanno a che fare con la timidezza. Detto in altre parole significa che la timidezza è il karma che dobbiamo sciogliere in questa vita, o ancora, la timidezza rappresenta la lezione che l’Anima ci chiede di apprendere.

Se vogliamo cambiare, se odiamo la timidezza, significa rifiutare il nostro karma, significa rifiutare di apprendere la nostra lezione. Ancora, significa ribellarsi al volere dell’Anima. Alcuni preferirebbero dire ribellarsi al volere di Dio.

Se così è, a maggior ragione è fondamentale accettare ogni parte di noi. L’Io sveglio può comprendere il desiderio del Sé mentale di cambiare, perché il Sé mentale, che ha come obiettivo l’individualizzazione (io voglio), vorrebbe essere il meglio per appagare tutti i suoi desideri. Ma l’Io sveglio comprende anche che siamo esseri spirituali, che ciò che è un male per il Sé mentale, per l’Anima è solo un’opportunità di conoscenza. L’Io sveglio comprende che il piano terreno è solo un palcoscenico e ciò che importa non è tanto il ruolo che recitiamo, quanto l’amore che mettiamo nel recitare la nostra parte. Quando l’Io si sveglia e comprende, allora il primo passo che compie è la piena accettazione, la piena accoglienza ed il pieno amore di ogni parte di sé e nel momento in cui avviene questa accettazione, avviene anche il cambiamento. Non è detto che la trasformazione sia immediata, ma ciò che accade è che immediatamente cambia il nostro umore. Immediatamente ci sentiamo leggeri e felici. Poi, col tempo e a seconda di quanto rapidamente trasferiamo questa accettazione anche al Sé mentale e al Sé istintivo, ecco che quel limite tende a scomparire. Nel momento in cui c’è una piena accettazione e un’integrazione delle varie coscienze, la lezione è appresa, il karma è sciolto e l’esperienza della timidezza non serve più.

Nei miei corsi IWAY, non insegno a cambiare. Insegno prima di tutto ad accettare ciò che siamo, perché così e solo così può avvenire un vero, profondo, sano e duraturo cambiamento. Solo così possiamo raggiungere la pace. Solo così possiamo divenire i migliori attori sul palcoscenico della Vita. E solo quando saremo diventati bravi attori potremo aspirare a divenire autori del nostro copione.

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